sabato 19 maggio 2012

Nella mitologia

Nelle varie mitologie il misurare assume i significati di giudizio, idea personale, giustizia, equità morale, equilibrio, conteggio.

Procruste era il soprannome di Polipemone e deriva dal verbo προκρούω, che significa "stirare". Aveva appunto l'abitudine di accogliere i viandanti e dar loro ospitalità per poi aggredirli e sottoporli a supplizio: nella sua casa aveva due letti, uno più corto e uno piú lungo. Egli distendeva gli uomini bassi sul letto lungo e, per far sí che le loro gambe si adattassero alla misura del letto, le stirava. Con lo stessa idea distendeva gli uomini alti sul letto corto e amputava loro le gambe secondo la misura del letto. Per la sua condotta inaccettabile fu punito da Teseo con la stessa tortura. L'espressione letto di Procruste indica oggi il tentativo di omologare con forza, di rendere della stessa misura, le persone e le idee.

Le tre Moire (o Parche, per i latini) sono le divinità greche che rappresentano il destino inesorabile. A loro spettava tessere il filo della vita di ogni uomo e deciderne le sorti: Cloto ("io filo") che filava lo stame della vita, Lachesi ("destino") che con un righello misurava la lunghezza del filo della vita assegnato dal Fato ad ognuno e Atropo ("inevitabile") che lo tagliava quando necessario, ponendo fine alla vita dei mortali.

Nella mitologia egizia Seshat ("lei che è lo scriba") è la dea della sagezza, della conoscenza, della scrittura, ed è per questo raffigurata come uno scriba o un contabile che impugna e registra su un'asta tacchettata il passare degli anni (da cui deriva il geroglifico per "anno") e in particolar modo lo spazio temporale destinato al faraone sulla Terra, analogamente a Lachesi. Alle volte tiene in mano una corda annodata, utilizzata nella misurazione delle lunghezze nella costruzione dei templi, di cui Seshat è il supervisore che assicura l'allineamento e la perfezione delle dimensioni



Per la spiritualità egizia è fondamentale il Libro dei Morti, che descrive il percorso delle anime dalla morte fisica verso l'aldilà. Maat rappresenta nella cultura egizia l'equità, la morale, la legge. Dinanzi a lei devono presentarsi le anime nell'oltretomba e sotto la supervisione del custode Anubi avviene la pesata del cuore del defunto: se questo è più pesante della piuma di struzzo di Maat non è degno della pace ultraterrena ed è gettato in pasto al demone ippopotamo-coccodrillo-leone Ammit, se invece pesa esattamente quanto la piuma, può varcare i cancelli del paradiso, accolto da Aaru.

In Egitto Maat, in Grecia Themis, a Roma Iustitia, in tutto il Mediterraneo la giustizia è personificata nel corpo di una donna ed è esplicata per mezzo di una bilancia a bracci uguali, simbolo dei equità. Se Themis rappresenta in generale la giustizia, sua figlia Dike, sempre bilancia alla mano, è simbolo della legge e delle norme in senso stretto. La Iustitia latina, con la bilancia in una mano e la spada nell'altra, ancora oggi si trova nei palazzi di giustizia nelle culture occidentali. Nella sua omologa latina Invidia, Nemesi, dea della vendetta e della punizione in Grecia, è ritratta con in mano una riga o una bilancia.

Nella cultura hindu il tempo scorre in maniera ciclica ed è centrale la sua misurazione, che avviene secondo la vita del dio creatore Brahma.

Se i greci considerano Hermes il dio dei pesi e delle misure, i sumeri attribuiscono a Nanshe, dio della giustizia, della profezia e della fertilità, l'introduzione delle misure e della standardizzazione. Un suo inno recita "Si pesi l'argento con campioni standard, si standardizzi la grandezza dei cesti di canna, questi stabiliscono una misura accettata tra i popoli".

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