martedì 29 maggio 2012
Nelle fiabe
lunedì 21 maggio 2012
Nello sport: le olimpiadi
Il Discobolo di Mirone |
"Citius!, Altius!, Fortius!"Lo spirito dell'Olimpiade antica è quello del motto greco καλὸς κἀγαθός, kalòs kagathòs, "bello e buono": gli atleti sfidavano gli avversari e sé stessi ad essere i migliori, a raggiungere la perfezione dello spirito e del corpo tanto cara ai greci.
I Giochi si tenevano ogni quattro anni e il periodo tra le due celebrazioni divenne noto come Olimpiade che i Greci usavano per il computo degli anni. Per tutta la durata dei giochi venivano sospese le ostilità in tutta la Grecia (Ekecheiria).
Ecco la lista delle discipline dei Giochi della XXX Olimpiade di Londra 2012, a cui hanno partecipato 10,820 atleti:
100 metri | Salto con l'asta | Nuoto sincronizzato |
200 metri | Getto del peso | Pallacanestro |
400 metri | Lancio del disco | Pallamano |
800 metri | Lancio del martello | Pallanuoto |
1 500 metri | Tiro del giavellotto | Pallavolo |
5 000 metri | Decathlon | Pentathlon moderno |
10 000 metri | Eptathlon | Pugilato |
Maratona | Badminton | Scherma |
100 metri ostacoli | Calcio | Sollevamento pesi |
110 metri ostacoli | Canoa/kayak | Taekwondo |
400 metri ostacoli | Canottaggio | Tennis |
3 000 siepi | Ciclismo | Tennis tavolo |
4×100 metri | Equitazione | Tiro a segno/volo |
4×400 metri | Ginnastica artistica | Tiro con l'arco |
20 km marcia | Ginnastica ritmica | Triathlon |
50 km marcia | Hockey su prato | Tuffi |
Salto in lungo | Judo | Vela |
Salto triplo | Lotta | |
Salto in alto | Nuoto |
Il recordman dei 100m Usain Bolt |
sabato 19 maggio 2012
Nella mitologia
Procruste era il soprannome di Polipemone e deriva dal verbo προκρούω, che significa "stirare". Aveva appunto l'abitudine di accogliere i viandanti e dar loro ospitalità per poi aggredirli e sottoporli a supplizio: nella sua casa aveva due letti, uno più corto e uno piú lungo. Egli distendeva gli uomini bassi sul letto lungo e, per far sí che le loro gambe si adattassero alla misura del letto, le stirava. Con lo stessa idea distendeva gli uomini alti sul letto corto e amputava loro le gambe secondo la misura del letto. Per la sua condotta inaccettabile fu punito da Teseo con la stessa tortura. L'espressione letto di Procruste indica oggi il tentativo di omologare con forza, di rendere della stessa misura, le persone e le idee.
Le tre Moire (o Parche, per i latini) sono le divinità greche che rappresentano il destino inesorabile. A loro spettava tessere il filo della vita di ogni uomo e deciderne le sorti: Cloto ("io filo") che filava lo stame della vita, Lachesi ("destino") che con un righello misurava la lunghezza del filo della vita assegnato dal Fato ad ognuno e Atropo ("inevitabile") che lo tagliava quando necessario, ponendo fine alla vita dei mortali.
Nella mitologia egizia Seshat ("lei che è lo scriba") è la dea della sagezza, della conoscenza, della scrittura, ed è per questo raffigurata come uno scriba o un contabile che impugna e registra su un'asta tacchettata il passare degli anni (da cui deriva il geroglifico per "anno") e in particolar modo lo spazio temporale destinato al faraone sulla Terra, analogamente a Lachesi. Alle volte tiene in mano una corda annodata, utilizzata nella misurazione delle lunghezze nella costruzione dei templi, di cui Seshat è il supervisore che assicura l'allineamento e la perfezione delle dimensioni
Per la spiritualità egizia è fondamentale il Libro dei Morti, che descrive il percorso delle anime dalla morte fisica verso l'aldilà. Maat rappresenta nella cultura egizia l'equità, la morale, la legge. Dinanzi a lei devono presentarsi le anime nell'oltretomba e sotto la supervisione del custode Anubi avviene la pesata del cuore del defunto: se questo è più pesante della piuma di struzzo di Maat non è degno della pace ultraterrena ed è gettato in pasto al demone ippopotamo-coccodrillo-leone Ammit, se invece pesa esattamente quanto la piuma, può varcare i cancelli del paradiso, accolto da Aaru.
In Egitto Maat, in Grecia Themis, a Roma Iustitia, in tutto il Mediterraneo la giustizia è personificata nel corpo di una donna ed è esplicata per mezzo di una bilancia a bracci uguali, simbolo dei equità. Se Themis rappresenta in generale la giustizia, sua figlia Dike, sempre bilancia alla mano, è simbolo della legge e delle norme in senso stretto. La Iustitia latina, con la bilancia in una mano e la spada nell'altra, ancora oggi si trova nei palazzi di giustizia nelle culture occidentali. Nella sua omologa latina Invidia, Nemesi, dea della vendetta e della punizione in Grecia, è ritratta con in mano una riga o una bilancia.
Nella cultura hindu il tempo scorre in maniera ciclica ed è centrale la sua misurazione, che avviene secondo la vita del dio creatore Brahma.
Se i greci considerano Hermes il dio dei pesi e delle misure, i sumeri attribuiscono a Nanshe, dio della giustizia, della profezia e della fertilità, l'introduzione delle misure e della standardizzazione. Un suo inno recita "Si pesi l'argento con campioni standard, si standardizzi la grandezza dei cesti di canna, questi stabiliscono una misura accettata tra i popoli".
domenica 13 maggio 2012
Nella pubblicità
Misura è anche il nome di una linea di prodotti ipocalorici.
giovedì 10 maggio 2012
Francobolli
domenica 6 maggio 2012
Nel De Architectura
Il De Architectura di Marco Vitruvio Pollione è uno dei documenti più importanti sulla tecnica dell'Impero Romano. Si tratta di un testo piuttosto frammentario e stilisticamente poco curato, ma che per la sua immediatezza ha potuto raggiungere i giorni nostri attraverso riscritture ed elaborazioni anche di tipo grafico-didascalico, a differenza dell'enorme opera (perduta) di Marco Terenzio Varrone, che disdegna una letteratura troppo materiale in favore di una più erudita letteratura classicistica. Nei libri IX e X Vitruvio abbandona l'architettura in senso stretto, che pure egli considera scienza, per trattare rispettivamente astronomia e macchine. Prima di chiudere il libro IX, Vitruvio ci tiene a descrivere in due capitoli gli strumenti conosciuti per la misurazione del tempo. Lo fa tuttavia in una maniera che non trova una precisa giustificazione nell'insieme dell'opera e che è anche sintomo della bassa importanza che doveva avere la misurazione del tempo alla sua epoca.
Il capitolo VII è una articolata descrizione di un metodo geometrico per costruire un'analemma, il piedistallo di una meridiana. Partendo dalla considerazione che in ogni località (Roma, Atene, Taranto) l'ombra che uno gnomone (lo stilo della meridiana) proietta a mezzogiorno del solstizio d'estate è differente e misurabile in frazioni di gnomone stesso, porta come esempio la costruzione di un'analemma valido a Roma. In figura, in un elaborazione grafica rinascimentale della descrizione di Vitruvio, a partire dall'ombra nel solstizio di estate proiettata dallo gnomone AB in BC, si possono trovare i punti R e T, rappresentanti l'uno "il raggio del sole in inverno, e l'altro il raggio in estate". Vitruvio ha spiegato come trovare i punti equinoziali e solstiziali, ma non spiega il (semplice) metodo per completare la meridiana giustificandosi in questo modo:
Così chiude il VII per aprire il capitolo VIII. Dopo aver enumerato una serie di scrittori che prima di lui descrivono i metodi di costruzione dell'hemicyclum e del pelicinum, Vitruvio si sofferma sull'orologio di Ctesibio. L'orologio ad acqua di Ctesibio di Alessandria è un'evoluzione delle già note clessidre ad acqua. Il funzionamento è molto intuitivo e si basa su principi basilari della fluidodinamica, come la legge di Stevino, l'equazione di Bernoulli, il principio di Pascal, la legge di Archimede. Una fonte costante riversa in un recipiente l'acqua. Questo recipiente ha un'apertura superiore, in modo che il livello dell'acqua rimanga costante, ed un foro posto alla base, da cui, per la legge di Bernoulli, effluisce acqua a velocità costante. Un terzo recipiente raccoglie l'acqua in caduta e il livello sarà intuitivamente proporzionale al tempo trascorso, dunque misurabile attraverso una opportuna calibratura. Varianti più apprezzabili prevedono che un galleggiante monti una cremagliera che con l'aumentare del livello dell'acqua metta in moto una ruota dentata a cui è applicata una lancetta, a formare un moderno orologio.
sabato 5 maggio 2012
Quanto è grande la Terra?
Oggi sappiamo che la Terra non è esattamente sferica perchè nel corso del tempo ha risentito delle forze centrifughe di rototraslazione nello spazio e a causa dei rilievi e delle depressioni oceaniche, si parla quindi di Geoide, termine coniato appositamente per il nostro pianeta. Perciò non ha senso parlare di un raggio, si parla piuttosto di raggio medio, calcolato come ⅓(2 × raggio equatoriale + raggio polare), di circa 6.371 km. L'equatore è attualmente misurato 40.075 km.
La nozione di sfericità della Terra si attribuisce a Pitagora, sebbene i pitagorici continuassero a considerare la Terra piatta. E' falsa la credenza di stampo positivista secondo cui nel Medioevo la Terra era vista nuovamente piatta, regresso culturale voluto dalla dottrina cattolica, basti pensare ai numerosi riferimenti presenti nella Commedia dantesca, a partire dalla rappresentazione stessa dei tre ambienti. Il dibattito si sposta allora a quanto sia grande il pianeta. Platone stima che il diametro della Terra (l'equatore) sia 63-74.000 km, Archimede, che si interessò più approfonditamente al cosmo, considera un equatore di 55.000 km, ma nessuno dei due rivela il calcolo eseguito, e va inoltre considerato che l'unità di misura in cui sono espresse negli scritti, lo stadio, cambiava di città in città, essendo riferito alla pista di atletica.
E' opera di Eratostene di Cirene la prima approssimazione delle dimensioni della Terra basate su calcoli. Soprannominato Beta (la seconda letterea dell'alfabeto greco) dagli intelletuali dell'epoca, per interessarsi ad ogni campo del sapere senza eccellere in alcuna, fu nominato direttore della leggendaria Biblioteca di Alessandria dalla dinastia ellenica dei Tolomei. Ad Eratostene di attribuisce la nascita della Geografia: i tre libri che compongono la Geographica sono il primo documento a contenere carte geografiche dotate di meridiani e paralleli (in figura).
Eratostene raccolse le rudimentali nozioni geodesiche di allora: conosceva bene la geometria euclidea; sapeva che il Sole era tanto lontano che i raggi incidenti la Terra potevano considerarsi paralleli; aveva udito dai mercanti che nella città di Siene ogni solstizio d'estate le ombre degli oggetti scomparivano, perfino nei pozzi (oggi sappiamo che il Sole nel solstizio raggiunge lo zenit dei Tropici); sapeva, dall'annuale misurazione voluta dall'imperatore, che Alessandria distava da Siene all'incirca 5.000 stadi e che si trovavano grosso modo sullo stesso meridiano. Potè quindi elaborare un ingegnoso metodo per calcolare il raggio terrestre basato sulla curvatura della sfera.
A mezzogiorno del solstizio d'estate misurò ad Alessandria l'angolo di incidenza dei raggi solari rispetto allo zenit come 1/50 di angolo giro (7°12'). Se i raggi sono paralleli, allora quest'angolo è proprio uguale all'angolo sotteso dall'arco di circonferenza che collega Siene ad Alessandria. Se 1/50 di circonferenza misura 5.000 stadi, allora l'intera circonfernza misura 5.000 × 50 = 250.000 stadi successivamente corretto a 252.000 stadi = 46.620 km, con errore del 16%. Se però si calcola in stadi egiziani, la misura di Eratostene equivale a 39.690 km, con solo il 2% di errore!
Dopo un secolo anche Posidonio di Rodi si interessò alla questione, e utilizzò un metodo simile a quello collaudato da Eratostene. Posidonio aveva osservato che dalla sua isola la stella Canopo non si alzava mai sopra l'orizzonte, mentre ad Alessandria, che distava 5.000 stadi secondo le stime dell'epoca, si alzava fino a 7°30' sull'orizzonte. Dalle stesse considerazioni di Eratostene, la Terra doveva misurare allora in circonferenza 240.000 stadi = 44.360 km, migliore della stima di Eratostene.
Dopo Eratostene e Posidonio, specie nel mondo indiano e islamico, molti matematici si cimentarono nella prova, su tutti bisogna ricordare Aryabhata, padre della Matematica, che aveva calcolato la lunghezza della circonferenza terrestre con un errore di solo l'1%.
A cavallo dell'anno Mille il persiano Abu Rayhan Biruni inventa il metodo di trangolazione e ottiene una stima del raggio terrestre con un errore che nell'Occidente si raggiunge solo cinque secoli dopo: 6.340 km, a fronte del moderno valore di 6.356 con un errore di soli 16 km! Biruni calcolò l'altezza di una montagna misurando l'angolo che questa aveva rispetto all'orizzonte da due punti a quota zero e distanza reciproca nota. A questà punto salì in cima alla montagna e calcolò l'angolo tra l'orizzonte virtuale e l'orizzonte astronomico (l'angolo tra l'orizzonte osservato e il piano ortonormale al raggio terrestre) e ottenne attraverso una serie di relazioni trigonometriche la suddetta stima.